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sabato 23 novembre 2024

Polizze vita rivalutabili. Ecco come il vantaggio della redditività stabile si trasforma in una trappola

Fonte: Il Fatto Quotidiano
7 ottobre 2024
Una lettrice di Novara mi chiede: “Ma è normale che dieci anni fa abbia messo 300.000 euro in una polizza del gruppo Generali (Yellow Life 1) e ora riceva solo 338.000 euro?”. Purtroppo è normale. Certo che un 1% annuo è deludente: in termini di potere d’acquisto non ha neppure recuperato il capitale investito. Avrebbero reso lo stesso i tanto vilipesi buoni postali, con maggiori garanzie e nessun vincolo temporale.

Peggio ancora è andata a un cliente del Banco Bpm con la polizza Bpmvita Accumula. Versati a partire dal 2014 in tutto 11.700 euro, si è ritrovato a inizio 2024 con 11.729 euro. In pratica, zero di rendimento nominale e una perdita netta in termini reali.

Si tratta di due polizze dette rivalutabili, vendute a tutto spiano sottolineando il vantaggio di una redditività abbastanza stabile, sul 2-3% annuo lordo, per altro abbattuta da pesanti commissioni. Ma è un vantaggio che può trasformarsi in una trappola. Senza nessun aggancio all’inflazione, nel 2022 un apparente incremento del capitale anche del 2% netto si è tradotto in una perdita reale del 6-7%.

Per altro i rendimenti annui di tali polizze sono pilotati dalle compagnie, che decidono quali plusvalenze e minusvalenze realizzare e quali procrastinare, in virtù di una particolare normativa. Ma sull’arco di un decennio i confronti diventano significativi. E ha stracciato i loro risultati chi ha seguito invece l’indicazione sempre ripetuta di prendere titoli indicizzati al costo della vita ed evitare ogni forma di risparmio gestito: fondi, polizze, pip ecc. Da metà 2014 a metà 2024 Btp-i e Btp Italia in media hanno reso nel complesso il 32% netto; e non zero o pochissimo come le polizze viste prima.

Cosa poi abbiano davvero combinato le compagnie, lo sanno solo loro. La mancanza di trasparenza nelle gestioni assicurative è pressoché totale. Peggiore di quella dei fondi comuni, per altro anch’essi diventati molto opachi con la riforma della Banca d’Italia in vigore dal 1993.

In compenso piazzare polizze vita rivalutabili è facile e soprattutto è facilitato dal giornalismo italiano. È infatti sua tradizione pluridecennale pubblicare articoli elogiativi, che i venditori fotocopiano e usano come supporto alle vendite.

Viene poi addirittura sbandierato come vantaggio il fatto che siano meno rischiose delle polizze dette index linked o unit linked. Ma qui qualcosa non quadra: le assicurazioni dovrebbero coprire rischi e non farne correre tanti o pochi. La realtà è che tutte queste formule di assicurativo hanno solo la veste. Le assicurazioni vere riguardano sinistri quali i furti, gli incendi o l’invalidità, prevedono indennizzi ecc. Qui nulla di simile. I clienti vengono indirizzati verso pseudo-polizze anziché titoli o prodotti finanziari, per guadagnarci di più, incastrarli meglio e dargli meno informazioni.

Noiosamente ma inevitabilmente la solita conclusione: disinvestire da queste polizze e fare da sé.

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