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lunedì 22 settembre 2025

Mercato dei certificati. Non tutti sono da rifiutare. Ma meglio comprarli in Borsa, non all’emissione

Fonte: Il Fatto Quotidiano
30 giugno 2025
Nel campo del risparmio e della previdenza le formule diverse da quelle tradizionali di regola sono state escogitate all’unico fine di portare via soldi ai clienti. È così da decenni. Ciò è vero per i piani di accumulo di capitale (pac), le polizze vita finanziarie, i fondi pensione, i piani pensionistici e così via, tutti da rifiutare in blocco, senza perdere tempo in inutili approfondimenti.

Fra le novità rientrano certo anche i certificati (o certificates in inglese), diffusi da alcuni anni. Sono titoli complessi, difficili da valutare nei dettagli. In genere promettono il rimborso del capitale dopo qualche anno, maggiorato dell’eventuale salita di una determinata azione, Borsa, valuta o merce. In compenso il risparmiatore rinuncia a interessi o dividendi della somma investita.

Anche questi sono da rifiutare, con rare eccezioni, quando vengono proposti da banche o sedicenti consulenti. Ma tali titoli sono poi quotati e così il discorso cambia. Si possono comprare in Borsa come le azioni, le obbligazioni o i Btp; e alcuni diventano convenienti.

Rari sono i consulenti finanziari autonomi, come la Tokos e pochissimi altri, che si sono specializzati e consigliano certificati già emessi, sul cosiddetto mercato secondario. Le competenze di moltissimi di costoro sono scarse. Quasi tutti rimpinzano i loro clienti di Etf-Exchange Traded Fund, una sottocategoria di fondi comuni. Così hanno pochissimo lavoro e comunque non saprebbero fare meglio.

Però i certificati uno può anche comprarseli da solo, cercando in Rete caratteristiche e regolamenti ed evitando quelli collocati da banche e promotori. In tal caso converrà badare soprattutto ad alcune cose.

Primo, preferire i più semplici, indicizzati a una sola Borsa, azione o merce, senza nessuna clausola astrusa.

Secondo, limitarsi a quelli a capitale garantito. Non vanno bene se invece sono a capitale condizionatamente protetto, perché è una presa in giro. Il valore di qualunque investimento è protetto... a condizione che il suo prezzo non scenda.

Terzo, alcuni certificati rischiosi vengono proposti a chi ha registrato perdite e si ritrova un cosiddetto zainetto di minusvalenze. Ma fare un investimento solo per motivi fiscali è sbagliato: è la tipica trappola un tempo delle polizze vita, ora della previdenza integrativa. Bisogna badare che un’alternativa sia buona in sé e solo in second’ordine che permetta o prometta di abbattere le tasse.

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