sabato 11 settembre 2021

Moneyfarm. Come una buona comunicazione esalta una vecchia formula del risparmio gestito

Fonte: Il Fatto Quotidiano
26 luglio 2021
Moneyfarm è una società del risparmio gestito, che offre il suo servizio anche tramite le Poste Italiane nella sezione online Postefuturo Investimenti. Essa punta molto sulla comunicazione. Ha commissionato spot televisivi anche convincenti, almeno per chi non conosce la materia, e il suo ufficio stampa ha lavorato bene su Internet, dove abbondano i giudizi positivi, fotocopia l’uno dell’altro. Il sito di Aranzulla poi propina pagine e pagine super-elogiative che una nota finale ammette essere state “realizzate in collaborazione con Moneyfarm”. Come dire? Pubblicità redazionale, a conferma della infima qualità dell’informazione in Rete.

Nella sostanza la proposta di Moneyfarm si appoggia a due tecniche, vecchie come il cucco. La prima è la gestione di patrimoni tramite fondi comuni e in particolare Etf, cioè tramite il subappalto ad altri della scelta delle azioni, obbligazioni o altri valori mobiliari. Così anche chi non sa neppure imbastire l’analisi di un titolo azionario od obbligazionario, può presentarsi come gestore finanziario. L’altra tecnica è la replica automatica di un portafoglio base su tutti i clienti di una certa linea di gestione. Comunque roba del secolo scorso.

Tutto funziona in automatico, con un programma che ripartisce quanto versato dai clienti in al massimo 14 Etf, che sono una categoria di fondi comuni che promettono di replicare pedissequamente un indice finanziario. Per cui è solo una vanteria che il “team di gestori […] prenda le decisioni necessarie per cogliere le opportunità di mercato”. Anche se si accorgesse della convenienza sul momento di uno specifico titolo ovvero appunto di un’opportunità di investimento, non potrebbe comprarlo, operando solo tramite Etf. E i titoli che hanno in pancia gli Etf non li decide Moneyfarm.

Benché la formula sia trita e ritrita, sarebbe però ingeneroso infierire su Moneyfarm. È facile imbattersi in gestioni patrimoniali con costi annui dichiarati anche superiori al 3%, cui vanno aggiunti quelli non riportati nei resoconti e inoltre i rischi molto maggiori di malversazioni. E magari anche pesanti commissioni di uscita. I costi di Moneyfarm per portafogli medi sono intorno all’1% annuo. In questo senso il servizio offerto (anche) dalla Posta può essere visto come un male minore. Non è buono in sé, ma è meno peggio di tante indecenze rifilate agli italiani dall’industria parassitaria del risparmio gestito.

Altre sono invece le proposte “postali” davvero interessanti. E in questo momento soprattutto una, ignorata o denigrata dal giornalismo finanziario, perché sgradita alla spuria coalizione della previdenza integrativa. Si tratta del buono fruttifero Obiettivo 65 della Cassa Depositi e Prestiti, che garantisce come minimo il potere d’acquisto iniziale della somma investita all’età appunto di 65 anni. Una sicurezza che non offre nessun fondo pensione, aperto o chiuso, nessuna polizza e nessun piano individuale previdenziale.

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