venerdì 29 ottobre 2021

Contro l’inflazione, per difendersi ci sono Btp, Tfr e buoni fruttiferi. Da evitare i fondi specializzati

Fonte: Il Fatto Quotidiano
27 settembre 2021
L’inflazione ha rialzato la testa, in America (+5,4%) ma anche in Europa (+3%). Non tutti credono che si tratti di un fenomeno passeggero. Normale perciò che i risparmiatori si preoccupino. Purtroppo è normale anche che pretesi esperti e cosiddetti consulenti finanziari li consiglino malissimo.

In particolare li indirizzano verso l’investimento azionario, perché garantirebbe la tutela del potere d’acquisto. Ma è una frottola, in realtà non garantisce nulla: a volte funziona, a volte no. Durante l’ultima grande stagione inflattiva degli anni ’70 le Borse addirittura franarono anziché stare dietro ai prezzi. Altri consigliano l’oro. Inizialmente allora il suo valore andò alle stelle, come quello degli immobili. Ma su un arco temporale più lungo fu un disastro. Per esempio da fine 1980 a fine 1998 in Italia i prezzi salirono del 220%, la quotazione dell’oro invece scese del 13%. Per i più andò ancora peggio per l’incidenza di costi e aggio.

Siamo alle solite. Viene spinto senza ritegno quanto frutta i maggiori guadagni a venditori, gestori e intermediari, come appunto i fondi azionari o le monete auree.

Per difendersi dall’inflazione le soluzioni valide sono quelle indicizzate all’inflazione stessa. Lo capirebbe anche un bambino, purché non manipolato dalla cosiddetta educazione finanziaria. Ora tali soluzioni esistono, mentre cinquant’anni fa no.

In prima istanza ci sono i titoli agganciati ai prezzi al consumo, dell’Italia o dell’Eurozona. Sono rispettivamente i Btp Italia e i Btp-i, acquistabili da chiunque, pure online, anche solo a 1.000 euro alla volta. Però molti quotano a prezzi superiori a 100, il che ha controindicazioni sul piano fiscale. Decisamente da evitare sono i Btp-i 2041 a 155 euro. Si possono prendere piuttosto i Btp Italia novembre 2023 o maggio 2026 e magari cambiarli poi coi Btp Italia della prossima emissione. Il rendimento reale netto a scadenza è negativo, grosso modo del -1,5% annuo. Ma quando mette male con l’inflazione, è già buono contenere le perdite.

Viceversa non vanno bene i fondi specializzati sui titoli cosiddetti inflation-linked, neppure quelli del tipo Etf, perché privi di specifiche garanzie contrattuali, a parte la mancanza di trasparenza e il rischio di malversazioni, strutturali per il risparmio gestito.

Validissimo invece il Tfr, che difende egregiamente dall’inflazione a differenza della previdenza integrativa. E ottimi i buoni fruttiferi postali Obiettivo 65, taglio minimo 50 euro, e garanzia di conservazione del potere d’acquisto al compimento del 65° compleanno.

Queste ultime due soluzioni però non sono accessibili a tutti. Il Tfr c’è solo per i lavoratori dipendenti e per Obiettivo 65 bisogna avere meno di 55 anni. Per altro su entrambe non viene addebitata nessuna provvigione. Ciò spiega perché non le consiglino mai i sedicenti consulenti finanziari.

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