Lo
stesso punto di partenza porta in Germania a un'esigenza di rassicurazioni, tipicamente
tedesca, in Italia invece a silenzi inammissibili, pretese demagogiche e
proposte dilettantesche.
Oro
della Bundesbank. Il punto di partenza sono le riserve auree della banca
centrale. La corte di conti tedesca ne ha richiesto un inventario, che ne
verifichi sia i quantitativi, sia l'autenticità.
Tale
richiesta mira anche a fare chiarezza sulle voci secondo cui molto dell'oro
della Federal Reserve sarebbe stato segretamente prelevato e magari addirittura
sostituito con lingotti di tungsteno dorati. Delle 3.396 tonnellate di oro
della Bundesbank ufficialmente più di due terzi non sono a Francoforte sul
Meno, bensì 1.536 proprio alla Federal Reserve a New York, 450 alla Bank of
England a Londra e 374 alla Banque de France a Parigi.
Ai tempi della guerra
fredda si voleva così proteggere l'oro da un'eventuale occupazione del Patto di
Varsavia. Al riguardo la Germania ha una certa esperienza: il Terzo Reich poté
resistere anche grazie all'oro saccheggiato dalle banche centrali degli stati
occupati.
Per
altro si può convenire col governatore stesso, Jens Weidmann, che obietta che
la Bundesbank ha problemi più impellenti che inventariare l'oro, la cui
rilevanza è confutata da quotati economisti, quale Wolfgang Münchau.
Oro
della Banca d'Italia. Cosa capita invece in Italia? La banca centrale possiede
2.452 tonnellate d'oro del valore attualmente di circa 103 miliardi di euro
(Relazione annuale 31-5-2012) ma ben tiene segreto quanto sia depositato
all'estero. Quindi per cominciare c'è da chiedersi perché i cittadini siano
trattati come sudditi.
Poi
potremmo registrare la richiesta di alcune associazioni di consumatori di
venderne una parte per rilanciare la crescita economica. È una vecchia storia:
ogni tanto qualcuno salta su a farsi bello con tali proposte, che ovviamente
non hanno nessun seguito. Per giunta esse non c'entrano nulla col c.d.
consumerismo, per cui mai formula richieste simili la tedesca Stiftung
Warentest (unica entità a tutela dei consumatori, al posto di alcune decine di
associazioni italiane).
Più
interessante smontare la trovata del direttore del settimanale il Mondo,
ulteriore conferma del basso livello del giornalismo economico italiano.
Propone infatti (il Mondo, 2-11-2012 pag. 7) che l'Italia e il Portogallo
emettano titoli di stato garantiti dall'oro delle riserve. Un'idea davvero
balzana, frutto della totale ignoranza delle dinamiche dei mercati finanziari.
Sorvoliamo
sulle difficoltà pratiche: l'oro dovrebbe essere trasferito presso uno stato
terzo, perché altrimenti la garanzia non varrebbe nulla. Soprattutto verrebbe
dato agli investitori un segnale devastante: l'Italia al livello di chi porta i
gioielli al monte di pietà, costretto a darli in pegno per ottenere credito.
Gli altri titoli chiaramente crollerebbero, con gioia dei lettori del Mondo cui
comunque nei decenni passati sono stati consigliati investimenti sciagurati uno
dopo l'altro.
È
anche semplicistico affermare che così "non vi sarebbe alcuna necessità di
vendere l'oro", perché in caso di insolvenza l'oro verrebbe comunque
coattivamente venduto.
Bisogna
dire che negli editoriali di Enrico Romagna-Manoja, l'attuale direttore del
Mondo, si nota un grave scollamento dalla realtà italiana. Si veda quello del
16-9-2011 (pag. 5) quando scrisse: "Tutti, al nord come al sud, avrebbero
accettato senza protestare più di tanto un innalzamento immediato dell'età
pensionabile a 65 anni per uomini e donne". Ma aveva provato a chiedere il
parere di un qualunque 61-enne, 62-enne ecc. in procinto di andare in pensione?

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