sabato 6 giugno 2020

Promotori finanziari: promesse da marinaio nella roulette di Borsa

Fonte: Il Fatto Quotidiano
16 marzo 2020
Le Borse sono crollate per il coronavirus e all’orizzonte si addensano fosche nubi? Nessun problema, perché qualcuno ha la soluzione pronta. È Giorgio Medda, uno dei cinque (!) amministratori delegati di Azimut, società del risparmio gestito. Egli afferma infatti che “se i soldi investiti non serviranno per i prossimi 5-10 anni, i guadagni sono garantiti”. 

Ma perché tali garanzie siano valide, i suoi clienti devono pretenderle su carta intestata e soprattutto firmate da chi ha i poteri per rilasciarle. Ovviamente dovranno richiedere pure che siano coperte da una fideiussione bancaria, perché altrimenti non possono farci nessun affidamento. Questo vale anche per chi riceve analoghe assicurazioni, di regola però solo orali, dai cosiddetti consulenti finanziari di altre società. Azimut e compagnia si rifiutano di rilasciare le garanzie in questa forma? Ma allora sono solo promesse da marinaio.

Per la cronaca la Borsa Italiana dovrebbe risalire del 35 per cento, già solo per azzerare le perdite da lunedì 2 marzo, data della suddetta promessa di Azimut.

Chiarito che siamo di fronte a sparate pubblicitarie, prive di qualunque valore giuridico, è comunque sensato investire in Borsa ora? La cosa è quanto mai dubbia. Moltissimo dipende da quale sarà l’evoluzione a medio-lungo termine dell’epidemia. Ma questa non è nota neppure agli esperti e, ovviamente, meno che mai alle reti di vendita porta a porta di aspirapolvere, fondi comuni o pentole.

Nell'affrettarsi a comprare azioni dopo un crollo, c’è sempre una forma di presunzione, cioè la convinzione di essere più furbi degli altri, i quali sbaglierebbero a venderle a certi livelli. Per quanto riguarda poi i tanto spocchiosi e tanto incensati gestori di patrimoni, i cosiddetti money manager, disponiamo di un’enorme mole di dati numerici a dimostrazione di come regolarmene conducano i loro sventurati clienti a risultati inferiori a quelli di mercato.

Ancor più in frangenti simili un risparmiatore farà bene a evitare fondi comuni, gestioni, polizze vita e altre scatole nere prive di trasparenza. E al contrario impiegare direttamente i propri soldi in titoli di Stato, magari anche esteri, buoni fruttiferi postali o al limite anche azioni.

Ma l’investimento azionario resta sempre fra le alternative più rischiose, tanto dopo un crollo delle quotazioni, quanto dopo un’impennata. Nella sostanza il rischio non cambia. Poi si può scommettere sui rimbalzi e può anche andare bene, ma allora più che nell’impiego del risparmio, siamo nell’ambito del trading on line, attività rischiosa ma permessa, a differenza (attualmente) dalle cene con amici.

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