lunedì 2 maggio 2022

Tra pandemia e guerre, ecco le paure (fondate e non) più diffuse tra chi ha soldi da parte

Fonte: Il Fatto Quotidiano
15 aprile 2022
Parecchi italiani sono preoccupati per i loro risparmi, situazione certo meno drammatica di chi lo è per la propria vita. Fatto sta che, dopo le brutte sorprese della pandemia e di una guerra in Europa, molti temono in modo confuso che possa capitare di tutto. Passiamo in rassegna le paure più diffuse.

La banca fallisce. Alcuni si domandano se i soldi sui conti correnti sono al sicuro. Tale timore ha pochissimo costrutto: in concomitanza coi problemi attuali, si può fare affidamento che il Governo farà di tutto per evitare anche il fallimento di qualche banca. Tanto meno del Monte dei Paschi di Siena. Se però uno vuole una sicurezza ancora maggiore, esistono i libretti postali che sono garantiti dallo Stato.

L’Italia fallisce. Arriviamo così all’altra paura: riuscirà l’Italia a non finire a carte quarantotto? Qui la preoccupazione è più fondata. Il debito pubblico col Covid è arrivato grosso modo al 150% del prodotto interno lordo, concordemente ritenuto altissimo. Le sanzioni contro la Russia, più che la sua guerra in Ucraina in sé, potranno dargli un’ulteriore spinta all’insù. Tutto regge solo grazie all’attuale politica della Banca Centrale Europea, che per altro non l’abbandonerà certo a cuor leggero. Le mosse difensive più semplici sono le stesse di due o tre anni fa: titoli di Stato di Paesi più affidabili, come la Germania o la Francia, se non addirittura le banconote in cassetta di sicurezza.

Patrimoniali straordinarie. Alcuni temono imposte dalla sera alla mattina per fronteggiare le conseguenze della non-guerra con la Russia. Cioè le ripercussioni delle sanzioni economiche, relative ritorsioni, aumento delle spese militari e cosi via. Per cui si domandano se alleggerire o addirittura svuotare i conti. È comunque vero che una prudente diversificazione comprende una quota in contanti delle proprie riserve, per esempio un 5%. È invece opinabile che sia il caso di aumentarla.

L’inflazione non rientra. Anche qui i timori non sono immotivati. Secondo la tesi prevalente l’attuale inflazione, arrivata a febbraio al 6,2%, è conseguenza della ripresa economica per la fine del Covid, per cui scenderà a livelli meno preoccupanti.

Qualche dubbio al riguardo è legittimo, ma è una mossa azzardata comprare oro, ripetutamente consigliato dai soliti soggetti in conflitto di interessi. Il suo andamento è erratico. A volte ha seguito l’inflazione, a volte l’ha superata, ma in altri periodi ha condotto a perdite reali anche del 70%. Alla guerra in Ucraina poi ha reagito in modo compassato: ora è sostanzialmente (+2%) ai livelli di prima del 24 febbraio.

Per fortuna esistono soluzioni più affidabili: sono i titoli e buoni postali indicizzati direttamente al costo della vita: Btp Italia, Btp-i, analoghe emissioni tedesche o francesi e il buono fruttifero Obiettivo 65. Comunque un’alta inflazione riduce il peso relativo del debito pubblico: non tutto il male viene per nuocere.

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