La vicenda che sta riguardando il Gruppo Deutsche Bank nelle ultime settimane non può passare inosservata e rappresenta, ancora una volta, la fine del tradizionale metodo di concessione del credito in modo aggressivo e, alla lunga, inefficace.
E come al solito, coloro che subiscono (e subiranno) le conseguenze della grave crisi che ha riguardato il colosso tedesco sono (e saranno) i lavoratori, vittime della scure dei licenziamenti previsti dal maxi piano di ristrutturazione, e i consumatori (vedasi i piccoli investitori) che hanno visto i propri investimenti nella banca perdere valore negli ultimi tempi.
Analisti ed osservatori considerano positivo questo piano, idoneo a riposizionare Deutsche Bank nella giusta dimensione, e quindi dettato da un realismo in merito alle potenzialità della banca tedesca.
Non sappiamo se questo pensiero, positivo ed ottimista, sarà accompagnato da un miglioramento dei conti del Gruppo, ma a nostro parere questo piano di tagli rappresenta, innanzitutto, il fallimento della politica del credito attuata da Deutsche negli ultimi anni, da quanto cioè la banca ha cercato di proporsi sui mercati con il medesimo ruolo assunto dalle banche d'affari americane (Goldman Sachs, JP Morgan etc).
Questo ruolo ha portato la banca a depauperare molte risorse in operazioni risultate fallimentari, e coperte attraverso una politica fondata sui derivati finanziari, che alla lunga ha presentato il suo conto estremamente salato.
Queste scelte hanno sfaldato il mito tedesco che nel settore bancario era rappresentato dalla banca solida e rappresentativa degli interessi nazionali, ormai colpita da grave ed inarrestabile crisi.
La speranza è che l'operazione, fondata su un grave taglio di dipendenti, il blocco della distribuzione dei dividendi ed un risparmio sugli investimenti futuri, consenta a Deutsche di poter colmare il debito passato e ripartire, anche se non sono pochi coloro che individuano molteplici rischi da questa operazione.
In primo luogo, dobbiamo individuare il ritardo con il quale la banca si è mossa per bloccare il debito, prevedendo misure molto pesanti. Inoltre, non vi è garanzia che tali misure siano idonee per l'auspicata svolta del colosso tedesco.
Non può non evidenziarsi, a tal proposito, il giudizio negativo espresso dalle agenzie di rating, con outlook negativo, e quindi con prospettive tutt'altro che rosee.
Deutsche Bank = nuova Lehman Brothers?
I dubbi che stanno avvolgendo l'operazione di rilancio di Deutsche nascondono il dubbio/timore che possa ripetersi la vicenda vissuta oltre dieci anni fa con Lehman Brothers.
Pur non essendovi analogie tra le due vicende, anche perché nel caso di crisi di Deutsche, è pacifico l'intervento dello Stato tedesco, sicuramente comporterà un periodo di grave ribasso del settore del credito e, di conseguenza, dell'economia tedesca ed europea.
Appare, però, necessaria la dieta imposta a Deutsche, proprio al fine di evitare una nuova Lehman, al fine di chiudere una lunga stagione caratterizzata da confronti con colossi bancari inarrivabili, scelte di investimento errate, cause legali interminabili, conseguenti agli scandali che hanno riguardato anche i vertici della banca.
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