Fonte: Il Fatto Quotidiano
16 settembre 2019
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Per l’uso dei contanti l’Italia sarebbe la pecora nera d’Europa, a pari demerito con la Grecia o il Montenegro, ben distante dai paesi avanzati. Questa è la storiella che si sente ripetere da anni, cioè da quando le banche per i propri interessi di bottega hanno dichiarato la guerra al contante (War-on-Cash, in inglese è più fine), ammantandola di nobili fini e attivando uffici stampa e giornalisti amici.
Ebbene, non è vero niente. Banconote e monete sono sostanzialmente altrettanto diffuse in Stati, come la Germania o l’Austria, che non passano certo per paradisi dell’illegalità e dell’evasione né per economie scalcinate. Anche in quei paesi grosso modo l’80% degli acquisti avviene in contanti e ancora di più per quelli di importo piccolo o piccolissimo, che è ridicolo regolare in altra maniera. Ma non è finita, in Germania la banca centrale, la rigorosissima Bundesbank, non svolge nessuna opera di denigrazione dei contanti, ma anzi partecipa a varie iniziative e addirittura organizza convegni scientifici a loro difesa.
In essi se ne sottolineano costantemente i vantaggi, che sono soprattutto i seguenti. Primo: non costano nulla, perché né banche né società di pagamenti elettronici raschiano via commissioni. Secondo: funzionano sempre, anche senza corrente elettrica, smartphone o Internet. Terzo: sono utilizzabili anche da bambini e altre persone senza conto in banca. Quarto: tutelano la riservatezza, non permettendo il tracciamento delle abitudini di consumo. Quinto: danno il senso della spesa e della disponibilità residua.
Il governatore stesso della Bundesbank, Jens Weidmann, sottolinea come i soldi siano l’unica cosa che di regola ogni persona ha sempre con sé, ovviamente chi più chi meno. In Germania verrebbe preso per un mentecatto chi andasse a decantare baggianate come il No-Cash-Day o il No-Cash-Trip ovvero il giorno o il viaggio senza contanti, di nuovo in inglese.
Certo che l’obiettivo di contrastare l’illegalità è condivisibile, ma è tutto da vedere quanto servano i limiti alle banconote. In ogni caso è ridicola la recente trovata dell’ufficio studi della Confindustria di una tassa del 2% sui prelievi in contanti: come se un tale modesto onere fosse in grado di spaventare evasori e riciclatori. Corretta al contrario l’osservazione di Carl-Ludwig Thiele, per anni membro del consiglio direttivo della banca centrale tedesca: “Non mi è noto che nei Paesi con un limite massimo per i contanti ci sia meno criminalità”.
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