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Fonte: Il Fatto Quotidiano 26 maggio 2026 |
Oltre tutto in Italia le nuove emissioni sono le sole accessibili agli sventurati clienti di Bancaposta, che gli impedisce di comprare tutti i titoli già in circolazione. Una pesante forma di ostruzionismo per spingerli verso polizze, fondi pensione e l’altra roba simile che gli vuole rifilare.
Stavolta il primo giorno per la sottoscrizione è slittato dal lunedì al martedì, domani, per semplificare il rinnovo ai possessori di quelli rimborsati oggi 26 maggio. Che dire comunque dei nuovi Btp Italia 2025-32? Il premio di fedeltà conta poco (0,14% annuo) e il tasso reale cioè oltre all’inflazione sarà, come al solito, allineato ai rendimenti di mercato e quindi intorno all’1,6% annuo. Quello che conta davvero è l’aggancio al costo della vita che rende tali titoli fra i più sicuri per un risparmiatore italiano. Non tutti sono capaci di trovare soluzioni nettamente migliori, mentre abbondano le alternative peggiori.
Per una conferma abbiamo fatto alcuni confronti con la Tokos di Marco Vinciguerra, lavorando sui numeri forniti dalla banca dati Bloomberg. Così i Btp Italia 2020-25 in scadenza risultano avere reso il 4,6% annuo lordo composto, coerente con l’inflazione storica e il loro tasso reale. Peccato che i fondi comuni obbligazionari nello stesso periodo non abbiano invece fruttato praticamente nulla: 0,6% annuo.
Risalendo ai Btp Italia 2014-2020 immediatamente precedenti abbiamo un 2,1% annuo, correttamente parametrato ai prezzi quasi fermi di quegli anni. Invece - anche qui che scalogna! - quasi niente i fondi comuni: 0,5% annuo.
Abbiamo imbroccato due emissioni particolarmente fortunate? Nient’affatto, perché prendendo l’insieme dei titoli reali italiani per l’intero periodo 2014-2025, cioè Btp Italia e Btp-i, scopriamo un 3,8% rispetto al miserrimo 0,7% annuo dei fondi comuni, per giunta in media più tassati. Come al solito il risparmio gestito dirotta interessi e plusvalenze in tasca a gestori e sedicenti consulenti, lasciando solo qualche briciola ai clienti.
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