Il nuovo redditometro entrerà in vigore il primo gennaio 2013. La
settimana prossima, martedì per l’esattezza, sul sito dell’Agenzia delle
entrate sarà disponibile il programma con cui ciascun contribuente
potrà verificare se le tasse che paga e il reddito dichiarato sono
«congrui». Vale a dire se sono in linea con il tenore di vita che ha. In
attesa di fare la verifica c’è però una certezza: col nuovo «redditest»
pagheremo più tasse. Come del resto ci hanno abituato da un anno a
questa parte i Professori al governo. A fare il calcolo è stato
l’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha stimato gli effetti sulle
tasche dei contribuenti dei nuovi meccanismi di calcolo presuntivo dei
redditi. Identici per tutti, si tratti di lavoratori autonomi,
dipendenti o pensionati. Ebbene, le conseguenze rischiano di essere
molto pesanti: con un maggior reddito stimato dal fisco pari a 10.000
euro, se il contribuente raggiunge un accordo con l’Agenzia delle
entrate che gli sconta il reddito imponibile del 5%, tra maggiori
imposte e sanzioni ridotte dovrà versare tra i 4.250 e i 5.640 euro. Se
al contrario non accetta la proposta degli «sceriffi» di Befera e fa
ricorso alla Commissione tributaria rischia una sanzione quasi doppia.
Nel malaugurato caso in cui, alla fine dei due gradi di giudizio
previsti per il contenzioso tributario dovesse perdere, sarà costretto a
versare all’Erario e se alla fine dei due gradi di giudizio dovesse
malauguratamente perdere , il contribuente sarà chiamato a versare
all’Erario tra i 6.815 e gli 8.906 euro. Dunque sui 10.000 euro di
«maggior reddito» presuntivamente accertato dall’Amministrazione
finanziaria il contribuente potrebbe essere costretto a pagarne quasi
9.000 fra imposte e multe. Le simulazioni, sottolinea l’ufficio studi
del’associazione artigiani mestrini, sono state fatte su tre fasce di
reddito lordo annuo: 20.000, 40.000 e 80.000 euro. Al di sotto
dell’ultima soglia, fanno presente dalla Cgia, si trova il 98% dei
contribuenti italiani. Quindi non è per nulla un caso di scuola. La
nuova versione del redditometro ha affinato un meccanismo in base al
quale l’Agenzia delle entrate ha la possibilità di ricostruire a
tavolino i redditi degli italiani, autonomi o dipendenti che siano,
sulla base delle spese che ciascuno di noi ha effettuato. Nel caso in
cui il reddito presunto, ricalcolato cioé dagli sceriffi del Fisco anche
in base a serie di indici fissati a priori, superi di almeno il 20%
quello dichiarato, il contribuente verrà convocato e dovrà giustificare
lo scostamento fra le spese effettuate e il reddito dichiarato. Con una
precisazione: non tutte le spiegazioni saranno ritenute ammissibili
dall’amministrazione finanziaria. «La normativa – spiega il segretario
della Cgia Giuseppe Bortolussi – limita la possibilità di dimostrare
che le spese realizzate dal contribuente siano avvenute con redditi
diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta». Per capire
quali siano le spiegazioni accette e quali no non resta che aspettare
qualche giorno. A poco vale ricordare che lo «Spesometro» ha carattere
presuntivo. «Al contribuente – puntualizza Bortolussi – dovrebbe essere
consentito di discutere anche su come sono state conteggiate le maggiori
richieste avanzate dal fisco».
fonte: Confedercontribuenti
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