sabato 19 aprile 2025

Credit Suisse - UBS: la fusione che ha "freddato" i risparmiatori (anche italiani)

La vicenda relativa alla fusione di Credit Suisse con UBS non ha riscontrato molto interesse nei media negli ultimi anni, anche se sono stati coinvolti molti azionisti che hanno visto perdere parte rilevante del proprio capitale a causa del concambio operato.

L'azzeramento dei titoli obbligazionari di Credit Suisse ha coinvolto anche banche estere (tra cui i più grandi gruppi italiani), rimasti "fregati" dall'azzeramento delle obbligazioni At1, titoli acquistati da molte banche ed inseriti nelle varie gestioni patrimoniali o fondi comuni.

Di fatto, come osservato da Beppe Scienza, questo titolo è stato "girato" verso i risparmiatori, rimasti vittime dell'operazioni finanziaria che ha visto coinvolte le due banche svizzere: "è falso che nessun piccolo risparmiatore italiano sia stato coinvolto. I fondi comuni sono investitori istituzionali che comprano i titoli di fatto per conto dei proprio clienti." (clicca qui).


- La fusione Credit Suisse-UBS e la questione concambio

Nei primi mesi del 2023, Credit Suisse e UBS decidono di avviare una maxi fusione, giustificata dalla crisi finanziaria, e finalizzata a creare un polo bancario competitivo in ambito mondiale.

A causa di questa operazione, gli ex azionisti di Credit Suisse hanno ottenuto, per la quota di azioni in loro possesso, azioni di UBS con un rapporto di concambio molto svantaggioso.

All'atto della fusione è stato deciso che per ogni 22,48 azioni di Credit Suisse, l'azionista avrebbe ricevuto una azione di UBS, con evidente perdita di valore dei titoli dell'ex banca (valutazione di 76 centesimi di franco per azione, a fonte di una ultima valutazione in  borsa di 1,86 franchi).


- La contestazione dei piccoli azionisti e le azioni legali

E' evidente che questa mossa ha incontrato il vigoroso dissenso di molti ex azionisti di Credit Suisse, i quali hanno visto vorticosamente ridursi il valore dei titoli in loro possesso a causa dell’acquisizione da parte di UBS. 

Il malcontento manifestato dai consumatori svizzeri e non ha generato l'avvio di azioni legali volte a contestare il concambio e chiedere un intervento dei giudici chiamati a rideterminare la differenza di concambio.

E chiaro che il danno più evidente lo hanno sofferto i piccoli azionisti, i quali si sono trovati in una posizione di forte svantaggio rispetto agli investitori istituzionali, anche perché non è stata offerta loro una alternativa al iniquo concambio.

Vedremo se le iniziative legali avranno il pregio di ribaltare l'attuale situazione, garantendo un più equo cambio tra i titoli di Credit Suisse e quelli di UBS.


- UBS è oggetto di controllo da parte delle autorità svizzere

L'operazione finanziaria non è rimasta priva di effetti verso UBS, la quale è oggetto di periodici controlli da parte delle autorità svizzere e finalizzati ad evitare un inasprimento dei requisiti di capitale dopo l’acquisizione.

Le autorità elvetiche stanno valutando se imporre a UBS un rafforzamento del capitale delle sue entità estere, un provvedimento che potrebbe richiedere alla banca un aumento di capitale fino a 40 miliardi di dollari. 

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