venerdì 1 settembre 2017

Il salvataggio delle due banche venete: tutto quello che ancora non sapete

Fonte: Beppe Scienza

Molto c’è ancora da dire sulle due banche venete, poste in liquidazione coatta amministrativa.

Prima amministratore, poi liquidatore.
La nomina a liquidatore proprio di Fabrizio Viola, che prima era amministratore delegato delle due banche. Come si comporterà, se dalla liquidazione emergessero irregolarità della (sua) gestione precedente?

Nessun titolo azzerato.
Si legge spesso per esempio nella stessa Reuters del 2877-2017: "La liquidazione comporta l'azzeramento di azioni e obbligazioni subordinate dei due istituti". Invece non è così. Ciò valeva per le quattro banche fallite nel 2015 (Banca Marche ecc.) e comunque neanche allora per tutte le obbligazioni subordinate. Ma non vale per Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Se i liquidatori racimoleranno abbastanza, recupereranno più di zero anche gli obbligazionisti subordinati, rimasti fuori dai rimborsi più o meno automatici.

Figli di un dio minore.
Il meccanismo di ristoro, il rimborso integrale dell’investimento, è previsto solo per alcuni degli obbligazionisti subordinati; per tutti gli altri no.

Rientrano però nel ristoro i titoli “acquistati direttamente dalle due banche in liquidazione prima del 12 giugno 2014”, il che varrebbe anche per obbligazioni della Popolare di Vicenza, comprate sul mercato regolamentato EuroTlx. Ma le due banche venete non avevano nessun motivo per spingere all’acquisto di titoli già in circolazione. Appare quindi evidente che il fine non è l’indennizzo per pratiche scorrette, bensì la conservazione della clientela a vantaggio di Intesa, che infatti contribuisce di tasca propria al rimborso.

Tutto in camera caritatis.
I risparmiatori con obbligazioni non ammesse al ristoro potranno recuperare parte del loro credito verso l’emittente, cioè del valore nominale dell’obbligazione, solo dalla liquidazione della rispettiva banca. Senza però controlli esterni sulla procedura di liquidazione, né rappresentanti degli obbligazionisti. Totale assenza di trasparenza.

Non è finita.
Il vicedirettore generale della Banca d’Italia Fabio Panetta il 26 giugno ha detto: “E' sbagliato dire che lo Stato ci perde. Forse ci guadagna”. Ma come sarebbe possibile tale scenario?

Alludeva forse a eventuali dividendi di Sga, la società del Tesoro incaricata della gestione e recupero dei crediti deteriorati delle due banche?

Ma se lo Stato ci guadagna, ciò avviene a discapito degli obbligazionisti subordinati, che riceverebbero di meno o nulla. È così che viene declinato l’art. 47 della Costituzione? Ovvero “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme…”.

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