venerdì 2 marzo 2018

Pericolo polizze. I rischi di assicurazioni come investimenti

Fonte: Il Fatto Quotidiano 3/1/2018
Il negozio assicurativo serve a coprire rischi: furti, incendi, la morte di chi è fonte di sostentamento ecc. Più precisamente a compensare il danno economico subito al verificarsi dell'evento temuto. Questo per l’assicurato. Per l’assicuratore invece opera la cosiddetta mutualità: incassa i premi e basta, quando la casa non brucia, e indennizza nei pochi casi d’incendio.

Cosa c'entra tutto questo con l'impiego dei risparmi? Di per sé nulla. Perché allora banche e sedicenti consulenti sistematicamente propongono assicurazioni a quanti hanno ricevuto la liquidazione, un rimborso di obbligazioni, il ricavato della vendita di un alloggio ecc.? Per ingannarli meglio, complice una normativa distorta, studiata a danno dei risparmiatori. Quindi diciamo pure subito che a chi ha soldi da investire conviene rifiutare ogni prodotto assicurativo o previdenziale. Senza neppure approfondire i dettagli delle singole proposte.

Per giunta esse sono centinaia, se non migliaia, e cambiano in continuazione per abbindolare meglio i clienti. Potremmo portare qualche esempio concreto, ma subito verranno proposti contratti diversi. Diversi nel nome e in dettagli irrilevanti, ma nella sostanza sempre la stessa solfa. Sull’argomento si potrebbe (e dovrebbe!) scrivere un libro. Ci limiteremo qui a evidenziare le storture più gravi.

Legarsi le mani

Al danno si aggiunge la beffa: moltissime polizze, di banche, agenti ma anche delle Poste, sbandierano il diritto a “chiedere il riscatto già dopo il primo anno senza alcuna penale”. Tradotto in italiano onesto significa che i soldi sono bloccati per un anno, con rendimento garantito zero. Ma perché uno dovrebbe lasciarsi immobilizzare quanto messo da parte proprio per esigenze anche impreviste e improvvise? In casi simili finirebbe per dover chiedere un prestito, dando in garanzia la polizza, e così pagare interessi alla banca. Non parliamo poi dei piani individuali previdenziali, che bloccano i risparmi anche per decenni.
Questo, da solo, è motivo sufficiente per evitare tali assicurazioni.

Scatole nere

Già non sono trasparenti i fondi comuni d’investimento. Ma coi fondi interni, su cui si basano molte polizze vita, è buio pesto. Il risparmiatore, anzi - pardon! - l’assicurato, non può sapere nulla di nessuno degli acquisti e vendite fatte coi suoi soldi. Poi magari qualche risultato arriva, ma solo per la serie “Prendi, incarta e porta a casa”. Visto cos’hanno combinato dirigenti di tante banche italiane, apprese le disavventure giudiziarie di vertici della loro associazione (vedi per esempio Giuseppe Mussari o Giovanni Berneschi all’Abi), a qualcuno verrebbe voglia di controllare qualcosa. Proibito! Ancor più impossibile poi, quando la sede della compagnia di assicurazioni è stata fiondata a Dublino, come nel caso per esempio di Intesa Sanpaolo Life.

Anche l’assenza di trasparenza è di nuovo, da sola, motivo sufficiente per evitare ogni proposta assicurativa per i propri risparmi.

Rendimenti ingannevoli
I fascicoli informativi delle polizze rivalutabili portano in bella mostra tabelle coi confronti dei rendimenti dei titoli di Stato e delle loro c.d. gestioni separate, cui sono agganciati quelli riconosciuti ai clienti. Da qualche anno regolarmente i primi sfigurano. Nel quinquennio 2012-2016 sono scesi dal 4% a meno dell’1%, mentre i secondi sono rimasti facilmente sopra il 3%. Ma i primi riportano quanto rendono i titoli a scadenza, sono cioè rendimenti per il futuro (ex ante) e invece i secondi per il passato (ex post). E questi ultimi sono saliti non per una fantomatica bravura dei gestori, ma proprio perché i tassi a scadenza sono crollati, facendo salire le quotazioni dei titoli. Per cui tali tabelle non solo cozzano contro ogni logica finanziaria, ma in questo momento storico sono l’ideale per ingannare i risparmiatori e spingerli nelle braccia grifagne delle assicurazioni.

Possibile che all’organo di vigilanza (Ivass) nessuno lo capisca e blocchi tale stortura? O forse qualcuno lo capisce, ma l’hanno relegato nell’archivio.

Manipolazioni fiscali

L’altro imbroglio frequente, lo testimoniano decine di e-mail che ricevo, è far credere che le assicurazioni siano la sola soluzione per evitare l’imposta sulle eredità. Un’omissione e spesso una menzogna sfacciata. Fino a un milione di euro non si paga nulla fra coniugi, genitori e figli, nonni e nipoti. E sono esenti senza limiti i buoni fruttiferi postali e i titoli di Stato dell’Italia, della Germania, della Francia ecc. Per la precisione di tutti i Paesi dello Spazio Economico Europeo.

Nessuna garanzia
I suddetti investimenti, buoni fruttiferi e titoli di Stato pure esteri (salvo poche eccezioni), sono anche più sicuri delle varie assicurazioni proposte e purtroppo spesso rifilate ai risparmiatori italiani. I sedicenti esperti evitano con cura di dirlo, per non disturbare il business di banche e assicuratori, ma per i depositi bancari esiste un fondo di tutela, mentre nulla di simile è stato mai attivato per il settore assicurativo.

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