Torniamo a dedicarci agli animali affrontando un argomento delicato, ossia quando si separa una coppia con chi va l'amico a quattro zampe?
Purtroppo può ben accadere che la coppia decida di sciogliere il proprio vincolo matrimoniale e, con la separazione, si apre la questione di chi debba prendere in custodia/detenzione l'amato animale.
Occorre premettere che in caso di separazione/divorzio, le parti possono mettersi d'accordo in merito a chi debba essere affidata la cura dell'animale, ma questa soluzione (la più logica, umana e volta a tutelare il soggetto debole) non sempre viene seguita dagli ex coniugi.
Ed ecco, quindi, che nelle cause di separazione/divorzio entra in gioco anche l'affidamento del cane o del gatto, alla stregua di quello del figlio/figlia o l'assegnazione della casa coniugale.
In generale, dobbiamo premettere che anche in tale circostanza l'animale non può essere considerato una mera cosa, ma è un essere senziente (sul punto vedi qui) che deve essere tutelato e garantito anche in queste tristi vicende.
Come esposto in precedenza, l'affidamento dell'animale può rientrare nell'accordo (meglio se omologato) di separazione che interviene tra i coniugi, con una disciplina contrattuale puntualizzata tra le parti (attraverso i rispettivi legali): l'accordo deve prevedere la cura e il mantenimento dell'animale e può anche disporre una suddivisione dei costi previsti a tale scopo.
Nel caso in cui tra le parti non vi sia alcun accordo, potrà essere il giudice a decidere la sorte dell'animale, potendo anche decidere di affidare ad un soggetto terzo (associazioni etc.) laddove ravvisi che nessuno dei coniugi dia garanzia di tutela del benessere del soggetto debole. Sebbene la giurisprudenza ritenga che non sussista alcun obbligo da parte dei giudici di intervenire in questa materia, sono molteplici gli interventi dei tribunali ove è stato deciso l'affidamento dell'amico a quattro zampe.
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