Fonte: Il Fatto Quotidiano 15/10/2018
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Per continuare a illuderli, addirittura li accompagnano di tanto in tanto nella banca collegata ticinese (o in altro cantone) e li fanno parlare con un loro compare. E costui ovviamente non gli dice che essi personalmente non potrebbero prelevare soldi, né disporre bonifici né compravendite di azioni, obbligazioni ecc. dal loro (fantomatico) conto a Lugano.
È infatti la fiduciaria che ha come sub-depositaria la banca svizzera. Ma per il cliente ciò è irrilevante. Molte banche italiane (Intesa, Unicredit, MPS ecc.) sub-depositano titoli per esempio presso l’americana State Street o altra società estera e il risparmiatore non ha nessun accesso diretto a quei titoli.
Ora lo stesso schema viene proposto da alcune fiduciarie ai risparmiatori preoccupati, facendogli credere che così il loro patrimonio sarà ben protetto presso una banca svizzera. Invece così non è.
C’è infatti un aspetto dirimente per capire come stanno le cose. Per le ritenute sugli interessi, le imposte sui capital gain ecc. provvede a tutto la fiduciaria, come fanno banche e sim? Tecnicamente si dice che è sostituto d’imposta e normalmente è così.
Tutto ciò è comodo, ma implica anche che l’investitore deve pensare che liquidità e titoli sono in Italia. Quindi soggetti a eventuali prelievi fiscali o conversioni forzose in diversa valuta, come se depositati in una banca o sim italiana. Una fiduciaria comporta costi inutili per chi teme il default dell’Italia, l’uscita dall’euro ecc. Dovrebbe semmai aprire un conto a suo nome presso una banca all’estero; e anche questo potrebbe non bastare. Fra l’altro ci sono banche ticinesi, per nulla traballanti, che per meno di 500 euro l’anno forniscono la documentazione necessaria per dichiarare poi all’Erario italiano i rendimenti ottenuti.
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