lunedì 25 marzo 2024

Btp Valore. Il Tesoro piazza i suoi titoli di Stato, ma non ci sono tanti motivi per cui rallegrarsi

Fonte: Il Fatto Quotidiano
4 marzo 2024
Indebitarsi fino al collo non va bene. Ma vantarsene è il colmo. Cos’è capitato infatti la settimana scorsa? Lo Stato italiano ha emesso titoli denominati Btp Valore, come già altri. Questa volta con durata 6 anni e interessi per tre anni al 3,25 e poi al 4 per cento. Al riguardo merita fare un discorso duplice.

Prima sul versante dell’emittente, cioè del Tesoro, che ha riscosso applausi per avere trovato sottoscrittori per 18,3 miliardi di euro. Cioè per avere contratto una passività di tale entità. In realtà c’è poco da rallegrarsi, visto il livello del debito pubblico italiano. È vicino al 135% del Pil, comunque altissimo anche se inferiore ai massimi grazie all’inflazione degli anni 2021-22. Non vale mica la massima “Molti debiti, molto onore”.

Quanto detto riguarda i contribuenti italiani, che dovranno pagare gli interessi e poi rimborsare i titoli in questione oltre a tutti gli altri.

Passiamo ora ai risparmiatori ai quali i Btp Valore 2024-30 sono parsi un’occasione da non lasciarsi sfuggire. A tale proposito c’è qualcosa da esplicitare che regolarmente la stampa passa sotto silenzio e la sedicente educazione finanziaria sistematicamente nasconde. Infatti i Btp appena emessi si differenziano poco da altri in circolazione, che si potevano e possono comprare qualunque giorno. Magari renderanno un pochino di più, ma in misura irrilevante. Perché allora così tanti risparmiatori si assiepano per sottoscrivere questi o altri titoli nella fase del collocamento? Ciò non è frutto di un istinto gregario o di pubblicità discutibili, come quella, stigmatizzata anche dal Fatto Quotidiano, secondo cui le loro cedole d’interessi permetteranno di pagarsi una crociera. Né si spiega solo col risparmio delle commissioni di intermediazione, che anche nei casi peggiori (0,50%) incidono poco su un titolo medio-lungo.

La corposa adesione ai collocamenti di nuovi titoli del Tesoro, ma anche della Cdp o dell’Eni, conferma un’altra realtà, molto grave. Gli italiani vengono sistematicamente e pesantemente ostacolati quando vogliono impiegare i loro risparmi, comprando titoli di Stato od obbligazioni già in circolazione. Le Poste hanno addirittura privato di tale possibilità i propri clienti, non certo per spingerli verso i buoni fruttiferi bensì per rifilargli più facilmente polizze vita o fondi pensione.

I risparmiatori vengono osteggiati qualunque cosa vogliano fare diversa dal caricarsi sul groppone le trappole del risparmio gestito. Per questo essi si fiondano sulle nuove emissioni, che gli appaiono come una delle poche vie d’uscita rimastegli. L’establishment bancario-finanziario infatti vorrebbe, ma non osa estendere il suo ostruzionismo ai collocamenti di titoli dello Stato Italiano. Deve mostrare un minimo di gratitudine per tutte le pessime leggi ottenute a proprio vantaggio.

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