La sentenza pubblicata dal Giudice di
Pace di Roma, la numero 4651 del 2019 in commento, offre l’opportunità di
esaminare a fondo quali sono i principali illeciti che si commettono
nell’utilizzo delle carte per accedere ai servizi televisivi satellitari a
pagamento (smart card) offerte, tra i
molti, da Sky TV, Mediaset Premium le nuove piattaforme sat.
Diverse sono le “scorciatoie” o gli atti
di pirateria televisiva escogitati: dal semplice utilizzo della carta originale
per altre utenze televisive (nella casa dell’amico o nel bar) si giunge alla
clonazione dei codici criptati associati alle smart card. Spesso, le carte clonate vengono offerte a pagamento,
in un mercato fiorente anche online.
D’altronde,
è sufficiente svolgere alcune ricerche sui principali motori di ricerca per
appurarlo (digitando, ad esempio, “iptv
10 euro” o “internet protocol
television”).
Vediamo, ora, quali sono i principali
rischi in cui incorrono gli utenti che usano la smart card al di fuori degli
obblighi contrattualmente stabiliti con i distributori.
Anzitutto, usare una smart card non originale per guardare la
tv è un reato, per il quale si rischia sia il carcere che una multa. Difatti,
l’illecito è previsto dall’articolo 171 della legge sul diritto d’autore per
chi, in assenza di accordo con il legittimo distributore, ritrasmetta o
diffonda con qualsiasi mezzo un servizio ricevuto attraverso un decoder.
Diverso ancora è il caso di chi,
utilizzando la smart card legalmente
detenuta, condivide una trasmissione criptata dal decoder televisivo per vedere un film o una partita con pochi amici
e senza far pagare loro alcun biglietto. A tale riguardo, la giurisprudenza di
legittimità è costante nel ritenere che ben
può il titolare del decoder e della card, anche se ha un contratto per uso
domestico, invitare gli amici a casa propria o trasportare il decoder stesso in altro luogo per
condividere la visione delle trasmissioni con un ristretto numero di persone,
purché ciò avvenga senza scopo di lucro. Il principio può estendersi, in ogni caso,
anche al caso di un bar che chiude le porte del locale e, senza pubblicizzare
l’evento, trasmette una partita per pochi e selezionati avventori.
Sempre con riguardo all’ultimo caso, va
tuttavia precisato che se non vi è reato, resta la responsabilità civile –
quella contrattuale compresa -. Sotto questo ultimo profilo, soltanto la
disamina delle condizioni contrattuali consente di stabilire qual è la
responsabilità in cui incorre il detentore che utilizza illecitamente la smart
card.
Nel caso esaminato dalla sentenza di cui
si propone la lettura, soltanto la mancanza di prove valide non ha consentito
di stabilire il titolo di responsabilità del detentore della smart card.
Qui potete leggere la sentenza del Giudice di Pace.
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