domenica 28 aprile 2019

Tercas/Banca Popolare di Bari: i fondi raccolti non sono aiuti di Stato

Il provvedimento oggetto del nostro intervento riguarda la recente decisione di non considerare aiuto di Stato la sottoscrizione di un aumento di capitale di una banca (Banca Tercas) da parte di altro istituto di credito (Banca Popolare di Bari).

Nel 2014 Banca Popolare di Bari aveva aderito all'aumento di capitale da parte di Tercas (banca sottoposta a regime di amministrazione straordinaria dal 2012 a causa di rilevate irregolarità amministrative da parte di Bankitalia), subordinando la propria adesione al piano di salvataggio ad una condizione tutt'altro che secondaria: il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) avrebbe dovuto "coprire" l'intero deficit patrimoniale di Tercas.

Tale intervento, ad opera del consorzio delle banche, era stato "bollato" dalla Commissione europea come un vero e proprio aiuto di Stato, in aiuto di Tercas e contrario alle norme comunitarie, così come risulta dalla decisione del 23 dicembre 2015.

L'intervento del giudice comunitario, che potete leggere di seguito, ha annullato la decisione della Commissione, ritenendo che la misura a favore di Tercas non può essere considerata un aiuto di Stato, difettando i presupposti.

In primo luogo, la misura agevolativa (l'azzeramento del deficit di Tercas) proviene da FITD che è un soggetto privato ed autonomo, il quale lo ha adottato non come esecuzione di un mandato pubblico.

A ciò si aggiunga che tale decisione può anche essere vista nell'ottica del raggiungimento del fine perseguito dal Fondo, ossia la garanzia e tutela dei titolari di rapporti bancari in Tercas.

Peraltro, secondo il Tribunale, era onere della Commissione quello di provare la provenienza pubblica dei fondi, e nulla è stato dimostrato all'esito dell'indagine avviata dai commissari.

Invero, l'intervento del Fondo, utilizzato anche per le altre crisi bancarie intervenute negli ultimi anni (da Monte dei Paschi di Siena in poi), è stato visto da molti come un modo per aggirare gli effetti del "bail in" e quindi consentire i salvataggi di banche gestite in modo alquanto dubbio e al limite della legalità.

La sentenza, in tal senso, pone un freno alla Commissione e consente la soluzione delle crisi bancarie italiane attraverso l'accesso al Fondo interbancario, il cui fine potrebbe anche essere quello di garantire interventi preventivi alla crisi finanziaria, favorendo fusioni tra istituti di credito o altri interventi volti a salvaguardare il settore bancario.

Riteniamo, sotto tale profilo, un po' dubbio questo nuovo ruolo affidato al Fondo, il cui fine dovrebbe essere quello di tutelare i titolari di depositi e non correre in aiuto delle banche che sperperano denaro.

Qui il provvedimento adottato a livello comunitario.

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