La sentenza che vogliamo segnalare questa domenica (Cassazione penale n. 17647/2025) affronta un argomento molto delicato, ossia il dovere informativo che spetta al consumatore anche quando ha a che fare con i servizi sanitari.
Il consumatore deve essere informato anche in questi frangenti, ove la correttezza delle informazioni fornite dall'ospedale, o dal medico, assume il massimo rilievo considerando gli interessi in campo.
La Cassazione, con la recente sentenza, ha voluto attribuire un carattere di concretezza al alla tutela dei consumatori di servizi sanitari, specificando che la cartella clinica redatta da un medico di un ospedale pubblico è un vero e proprio atto pubblico, il quale produce effetti incidenti su situazioni giuridiche soggettive di rilevanza pubblicistica, non limitandosi a tutelare i rapporti tra soggetti privati.
Come pazienti, spesso ci troviamo in una posizione di vulnerabilità, in quanto al momento del ricovero o mentre siamo sottoposti a cure mediche, dipendiamo interamente dalla professionalità e dall'onestà degli operatori sanitari.
La cartella clinica rappresenta l'unico documento ove viene descritta la vicenda sanitaria e da essa possono dipendere eventuali azioni legali, richieste di risarcimento o semplicemente la possibilità di comprendere cosa è realmente accaduto.
Il rischio è che questo documento non descriva, in modo chiaro e completo, la vicenda sanitaria che ha riguardato il paziente durante la sua permanenza presso l'ospedale, e quindi il valore delle dichiarazioni ivi incluse nella cartella clinica assumono un peso specifico più rilevante.
I diritti del paziente sono rafforzati, in quanto:
- Trasparenza totale: Il paziente non può accettare una cartella clinica "generica" o incomplete. Ogni evento significativo deve essere documentato con precisione e trasparenza.
- Verità senza scuse: La cartella clinica non può essere incompleta, in quanto le informazioni parziali od omesse configurano una responsabilità del medico.
- Responsabilità condivisa: Se più specialisti sono coinvolti nella tua cura, ciascuno deve documentare accuratamente la propria parte, senza "scaricare" responsabilità su altri colleghi.
In conclusione, la sentenza rappresenta un messaggio chiaro: la verità sui trattamenti medici non è negoziabile, e come consumatori abbiamo ora strumenti più solidi per far valere i nostri diritti quando qualcosa non va come dovrebbe.
Corte di Cassazione - Sez. penale - sentenza n. 17645/2025.
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